lunedì 11 aprile 2011

DORA. Una donna leggera


Libero racconto su Dora, statua uscita dalle mani di Jimi Trotter
di Laura D’Aurizio
L’artista riceve su commissione un ingaggio a progettare e costruire una statua di donna. Coglie in realtà l’opportunità di una sfida ad impegnare i suoi talenti su vari ordini di registro, l’ideazione e la manualità, da sempre in potenza sono volte all’atto, coniugate insieme e finalizzate al compito. Si attivano nel contempo coinvolgimenti dei piani interiori, la mente  e l’emozionalità. È una statua di donna. Donna scatena una serie di giochi proiettivi di identificazioni emotive con l’idea di femminile che la donna incarna nell’immaginario di un uomo. E sono fascinazioni e sono timori e su tutto c’è la presa a tentare un’avventura cifrata e di decodifica.
La donna ideale? O l’ideale di donna? Tutto si frammischia e si sovrappone, l’illusione, il registro del desiderio, l’immaginale, e un reale ben preciso contorno di realtà appioppato all’idea. Ci vuole del tempo, il progetto si configura di dimensioni sovranormali e pure l’idea, il noumeno sarà di una donna fuor dell’ordinario, al di là di misure fisiche ordinarie, ecco prender corpo la dimensione dello straordinario che dall’ordinario agogna distanziarsi, appunto il discrimine è il sorprendente, quello che la mente vuole. Sarà giocoforza rifarsi all’archetipo, farsi sedurre dalla potenza archetipica del femminile onnipotente, di statura e di poteri.
E sarà Dora il nome della gigantessa, in onore ad una delle prime donne analizzate dal grande archeologo e scopritore di inconscio che di donne ha fatto i suoi primi casi clinici e che infine, in fundo, anche lui piegato al mistero della donna, ripiegherà su una locuzione misteriosa e dai rimandi potenti evocativi,  parlerà di continente dark. Il nero. Il melanos, il segno della profonda tristezza che nel femminile alberga, il segno dell’intima costitutiva protesta disperante della perdita della mancanza della non titolazione ad esistere di sua propria sponte e il temibile vulnus, la ferita emorragica mai sanabile della dipendenza e del bisogno. L’altro è fondamentale per ogni essere umano, ma diciamo della donna, l’altro è fonte d’amore la riserva di affetto il motivo di esistere. E Dora la nostra protagonista, anche Dora è così? Anche lei afflitta dal trauma della nascita e dell’eterna mancanza? Oh sì anche lei in quanto donna!
Ma in Dora, pure altro alberga! La melanconia si può far da parte e lasciare il posto a dimensioni di retaggi di potenza, di matriarcato dei primordi, di terribilità onnipotente, di ebbrezza da baccanale, di sfizio e di vizio di dea, di furia di erinni, di strategia sovrannaturale.
L’artista dedica molto tempo alla sua creatura, dovrà dedicarle tempo e attenzione. La statua vuole, per esistere, statua che sia, un sacrificio. Ore di dedizione. L’artista ci lavora, di sera di notte, la cornice è perfetta. Nero tabarro che avvolge sentimenti e finitezza di umani sconfitti ed abbacinati. Nel buio avvalersi d’un lampo di luce.
L’artista che pensa della sua creatura? Ne vien sedotto e la seduce, la circuisce, le ammannisce acquiescenza, interagisce col suo corpo morto al fine di darle vita, la usa, la piega, la doma al suo estro, la manipola e l’accarezza, la crea, l’assembla, l’incolla, la spalma di resina, la struscia, la liscia, la lima, la tocca, continuamente in  suo potere, la plasma al suo volere, la modella e la forma come il suo progetto impone.
L’artista la guarda, la spia, l’osserva, la misura. Come Dora, nella sua docilità sta diventando Dora.
L’artista può essere soddisfatto. Dora infine è.
Dora ci sta. Da subito dal primo istante, dalla sua embrionalità di feto dentro un computer.
Dora è creta, duttile docile ricettiva passiva. Come donna sa che ci deve stare, l’ha imparato presto, è così che si fa, è così che si diventa donna. Donna per un Uomo.
Dora è una statua. Eppure Dora, stanata dall’archetipo, prende vita e si sgancia dal reale. Ha dalla sua una faretra di frecce.
Come Diana/Artemide. Ogni freccia è un rimando alla Sapienza alle virtù innate alle arti magiche. Dora è finta ma in Dora si annida deità. È il simbolo che lei incarna a farne una statua che racconta di altro. E sono fantasie ed ogni sorta di potenza che le possiamo appioppare. E sono possibilità di essere femmina e mito, rispecchiamento dell’una  e dell’altro. Dora bellissima femmina uscita da mani di uomo – che può benappagarsi in rivalsa alla favola della costola d’Adamo, acquista vita propria.
Dora con quel suo bel visino alla Rosa Fumetto, inarrivabile imprendibile pur se la porti in Ferrari, Dora è donna dai mille segni. Potente polisemica la sa lunga, suscita pensieri, muove attrazione, magnetizza attrattiva, suda fascino ed il racconto, a partire da lei può snodarsi come filo da gomitolo, che si addipana e poi si spana. Un filo che ogni donna può acchiappare al volo, lazo che vola per aria e laccio che si rintana nel cuore.
Dora in alto piazzata, come insegna, come leit motiv, sarà monito, icona, sogno e segno perennemente in corso.
Dora che sa del continente nero, produce miracolosamente approdi nel meraviglioso. E tanto può bastare. Dora è Doròn.
Firenze, 13 aprile 2011
"il video documenta l'ideazione e la costruzione di una statua femminile in polistirene, ricoperta di resina sintetica, e dipinta con vernice nitro e colori acrilici.
A partire da un'idea di Henry Zilio, il concept, la progettazione e la realizzazione del manufatto è opera di Jimi Trotter, coadiuvato nella fase artigianale dall'amico Genio Bernardin.

Il filmato è nato per scherzo, mettendo insieme le clip ( riprese con una piccola fotocamera olympus ) fatte durante la lavorazione, le immagini fisse
( reflex digitale Pentax isD s ) , i disegni e le animazioni digitali di jimi.

i testi degli haiku in sovrimpressione sono di Laura D'aurizio.

Colonna sonora:

MINIERA di bixio-cherubini
COBRA di john cipollina
AKA SOMEDA di j. trotter
tutte arrangiate ed eseguite da jimi trotter.
buona visione,
aprile 2011."





11 commenti:

papavero di campo ha detto...

Collana di haiku
to Dora Doròn:


Dora leggera
a mille pesantezze
ha dato forfait!

Dora in levità?
immaginate donna
fuor di recinto!

Dora femmina
dai canoni affrancata
agisce dea

Dora rammenti?
teatralità isterica
teoria freudiana

Dora sei un dono
come un filo intrecciato
tessi una trama

Dora fumetto
al sensuale sinuoso
simbolo icona

Dora sognata
desideri negati
tutti a stecchetto!

Dora sei ambita
nel tuo corpo acquattata
sta divinità

Dora ogni donna
matriarcale o bambina
in sé cerca te

Dora mi piaci
dea sfacciata e tranquilla
che immota freme

Dora statuaria
hai strizzato occhiolino
tuo pigmalione?

Dora lontana
come insegna sul mondo
distratto e sperso

Dora dall'alto
ammannisci segreti
nuda parola

Dora per aria
tra nuvole e vento
spazio di sogno

Dora fiorente
suggerisci letizia
lampo di gioia

Dora d'Aprile
solitaria silente
indizio sacro




by papaver

jimi trotter ha detto...

per ora un immenso grazie!!

papavero di campo ha detto...

una parola sulla musica,
aka someda mi arriva struggente, una malia coinvolgente, aldilà delle immagini a riferimento, mi produce percezioni con slittamento all'intimista, bolla personale in cui mi capita, di mettermi a suonare la chitarra immaginaria con la gestualità ed ogni serio abbandono che la cosa impone!! entrare nella musica succede quando succede quando la magia è giusta per me!


in cobra nel tuo arrangiamento ritrovo echi alla Apache quel quid indiscutibilmente trascinante che tanto mi piaceva piacevolmente!!

bixio e cherubini poi, mi rimanda a tutte le volte che papà menzionava il celebre duo illuminandosi sempre di un certo compiaciuto entusiasmo sorridente,

grazie musico e pittore che aspiri voluttuosamente il sigaro, ahi ci sarà una cosa che non mi vedrà tua fan:-))

papavero di campo ha detto...

un altro grano alla collana di dora


Dora perenne
nel corteggiare l'ombra
giammai dannata

papavero di campo ha detto...

il commento musicale come un abito a Dora, lei lo indossa, poi lo toglie, ama la sua nudità Dora, ama il colore direttamente addosso come una primitiva, ma AKA SOMEDA è pelle, PELLE D'ANIMA, Dora la indossa come seconda pelle ma come se fosse prima pelle, calzante appropriata musica che s'insinua sotto pelle a cercare fibra sottostante quando il contorno si dissolve e Dora diventa musica lei stessa, come il dnzatore diviene danza, Dora in Aka Someda, estatic immersion.
grande artefice Jimi

papavero di campo ha detto...

che meraviglia!
gli haiku, posso dirlo? ci stanno molto bene, sottolineano il racconto invogliando ad un senso evocativo e materializzando fili di pensiero.
Grazie di tutto!
collaborare con te per me è un grande onore, te ne sono grata..
tu, artista pittore musico
io, haijin e piccola novellista
mi hai reso felice!

papavero di campo ha detto...

Dora suscita
catena di reazioni
Dora lei è Doròn!

papavero di campo ha detto...

Dora di Pasqua
non diventa regalo
e non fa l'uovo!

(Dora cara Dora gli auguri sempre e fuor dei canoni!)

papavero di campo ha detto...

Dora riflette
desiderio e nostalgia
stessa medaglia

papavero di campo ha detto...

Dora di maggio
incantevole slancio
rose e rondini




ps: dora cara io ti penso!

papavero di campo ha detto...

Dora Befana
benevola ed amante
dei suoi poteri